La poetica di Giuseppe Fochesato, nasce nei luoghi del suo vissuto, da un pensiero dominante, da una costante visione che egli focalizza e rappresenta. Le sue tematiche prendono corpo, attraverso segni e forme corrispondenti al suo sentire affettivo, al suo mondo emozionale, ad una agognata relazione. Su una struttura di fondo, spesso geometrica, vediamo in primo piano, nuclei che focalizzano il tema e si relazionano, in un rimando onirico di metamorfosi. Terra e cielo, corpo e spirito, vitalità e sentimento, materia e luce, sono la sintesi dialogica della condizione umana. Terra nel colore rosso ocra, segno di calore, di corporeità, di concretezza, di tangibilità, di radici, di focolare. Ma quando il rosso, nelle sue opere, vira verso il viola, denota uno stato magico, una simbiosi, uno scambio tra realtà e immaginario, trasformandosi poi in blu, il colore del cielo, ma anche il colore del sentimento, dell’intimismo, della profondità. Il blu è l’eternità, rappresenta la tradizione e i valori durevoli e in questi due poli, convergono e sono racchiusi il quotidiano e lo spirituale, il tangibile e l’ideale, in un certo senso: la vita. Altri due sono gli elementi presenti nella pittura di Giuseppe: metafora e metamorfosi. Metafore simboliche nei suoi valori sono: l’ombra, la maternità, la farfalla, la porta di luce. Metafora è tutto ciò che dà senso e giustifica l’opera, è ciò che vuol dire l’opera, è il suo messaggio. Metamorfosi: dal bruco alla farfalla, ai colori, alla luce dove tutto si trasforma, tutto rinasce in un continuo divenire. Dal segno che descrive e racconta a quello libero del ritmo che diviene pura energia. Ancora metamorfosi, dalla nostra vita all’altra, dalla realtà al sogno, dalla natura all’immagine. Il taglio compositivo delle opere è sempre molto calibrato nei rapporti spaziali, nei valori tonali e in quelli timbrici , con visioni di frammenti inseriti in un ruolo, in un contesto, in uno sfondo di luce sfocata, dovei particolari sono come un dialogo, delle frasi poetiche .Le figure in primo piano, quasi sempre evocative, rimandano ad altro a qualcosa , sospendono e lasciano molto spazio all’interpretazione ,tutto confluisce in immagini, come quelle che ci propone Giuseppe, di attonita meraviglia e di profonda concettualità, specie certe sfocature di luce, certi tagli dell’inquadratura, certe sovrapposizioni, vanno al di là del virtuosismo tecnico, diventano autentici strumenti di espressività. Ecco quindi quel senso di magico straniamento che ci coglie di fronte ai dipinti dell’artista scledense; la visione, slitta impercettibilmente nel concetto. Il mondo dei sentimenti preme sotto l’epitelio finissimo della pittura: riflessioni e meditazioni esistenziali, attimi di affettuosa colloquialità, tensioni verso la bellezza ideale. La presenza dell’intelligenza umana viene riscaldata proprio dall’effusione di una forza interna che tutto nobilita, tanto che ogni particolare viene letto in una dimensione simbolica, come supporto lievitante della fantasia.